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       Albert Obrist, il collezionista di sogni.
Il clamoroso risultato di vendita all’incanto della Ferrari 335s Scaglietti del 1957 dei giorni scorsi, ci ha dato il “La” per ritornare a parlare di Ferrari Classiche, ma come a molti di voi sarà ormai ben noto, il nostro blog non colloca solo le automobili al centro dei propri interessi. Sicuramente esse rappresentano il centro dei nostri più “perversi” desideri di appassionati, ma siamo sicuri che siano ormai al centro degli interessi dei "curiosi" che cominciano ad affacciarsi a questo magico ambiente, dove si può ancora respirare l'odore di benzina ed olio bruciato. Infatti mettendosi alla guida di automobili che non siano state “sedate” dall’eccessivo uso dell’elettronica, si puo’ ancora sentire quella sensazione di primordiale audacia che fu dei pionieri dell’automobilismo. Noi di Retrogusto, siamo sì innamorati delle auto con un'Anima ma, prima ancora, siamo affascinati da coloro che hanno contribuito a sognare, progettare, realizzare e - last but not least - collezionare e coccolare certi capolavori a quattro o due ruote. Senza la loro passione e dedizione, questi oggetti da sogno non sarebbero arrivati fino ai giorni nostri.

Albert Obrist al volante della Ferrari 330 P4

Oggigiorno le masse sono abituate ad immaginare il collezionista di veicoli storici (e non solo) come un riccastro annoiato che intende ostentare l’ultimo gingillo acquistato a chissà quale asta milionaria. E’ innegabile che questa tipologia di soggetti esista, ma fortunatamente non sono paragonabili alla figura che noi ammiriamo e che più ci ha ispirato: il Gentleman Driver.
Una figura romantica nell’accezione più “eroica” del termine, il guidatore che durante il fine settimana si trasformava in pilota amatoriale, il collezionista che ha compreso e diffuso la fondamentale differenza tra un esemplare conservato ed uno restaurato da concorso, che non relegherebbe mai il proprio gioiello sotto una teca di vetro, colui che prescindendo dal valore del veicolo che ha il privilegio di custodire, si preoccupa di diffonderne la storia ed il valore culturale.
Non sarebbe azzardato definirlo un filologo dell'arte ingegneristica.
Non è la prima volta (e nemmeno l'ultima) che Retrogusto si occupa di una figura ortodossa del collezionismo, quei tipi che tanto piacciono a voi ed a noi; personaggi mossi dal spirito collezionistico autentico piuttosto che da semplici ambizioni speculative.
In questo articolo vogliamo raccontarvi di Albert Obrist, imprenditore svizzero, che per un certo periodo è stato uno dei piu’ grandi collezionisti di Ferrari purosangue mai uscite da Maranello.
La sua “raccolta” iniziò con una 250 GT Pininfarina e da li proseguì, mettendo insieme quella che fu per un certo periodo la collezione più prestigiosa al mondo.
Signori, qui non stiamo parlando di automobili semi-sgangherate  a causa del loro impiego nelle competizioni e successivamente ricostruite ad hoc, piuttosto si trattava una collezione di auto tutte rigorosamente originali, assolutamente “matching number”, e per quanto più possibile conservatissime.

Giusto per darvi un'idea: Obrist possedette diverse 250 GTO, ma solo due di queste lo ossessionarono finché non riuscì ad aggiungerle alla sua collezione:
la 250 GTO numero di telaio #3869GT e  la numero di telaio #5571GT.
La prima di quest'elenco è la GTO con la più scarsa (!) carriera sportiva e ciò si traduceva, nel linguaggio del fine collezionista, nella GTO più originale e meno rimaneggiata dei 33 esemplari della prima serie. La seconda, la #5571GT, è una seconda serie originale, nata così e mai ri-carrozzata, che alla sua prima uscita ufficiale  trionfò  alla 2000 Km di Daytona, condotta dall’equipaggio Pedro Rodriguez e Phil Hill...cosi’ giusto per cominciare a darvi un’idea...

Pedro Rodriguez al volante dela 250 GTO telaio #5571GT .

Dopo questa breve introduzione è doveroso precisare che Albert Obrist non si limito’ a raccogliere le GTO di cui sopra, quelle semmai furono la punta dell'iceberg; infatti a far loro compagnia giunsero anche le seguenti vetture:
 

- 166MM telaio #0010M

La #0010M, restauratissima, sul parterre di un concorso d'eleganza .

-375MM Pinin Farina Berlinetta telaio #0322AM

Guido Mancini e Fabrizio Serena con la 375MM alla Carrera Panamericana del '53

 

in questo video il grande Taruffi alla guida di questo esemplare con il n° 642 durante la millemiglia del '49 .

in questo video i fratelli Marzotto a bordo della 375MM a Le Mans nel '53, in gara  con il n° 15.

- 315s Telaio #0684

 

Prisca Taruffi, figlia di Piero, alla MilleMiglia del 2007 a bordo della stessa vettura con la quale il padre vinse cinquant'anni prima.

in questo video possiamo scorgere la 315s col numero di gara 153 con la quale Taruffi vinse l'ultima edizione della MilleMiglia nel '57 .

L'esemplare che fu di Obrist e' quasi identico a quello che è stato battuto all'asta di Artcurial a Retròmobile 2016, polverizzando tutti i record relativi ad automobili vendute all'incanto. La sua vettura pero’ fu l'unico dei 3 esemplari di 315s costruiti a non essere stata convertita in 335s, successivamente ai cambi di regolamento nelle competizioni dell'epoca.

- 250 Testarossa/59 telaio #0766TR

Phil Hill ed Olivier Gendebien conquistarono il secondo gradino del podio alla 1000km del Nurburgring nel '59 con la Testarossa #0766TR .

- 250 GT SWB Telaio #2417GT

Impegnata al TT di Goodwood del '61 con il n°6 , al volante Mike Parkes, per lui un posto sul secondo gradino del podio.

In questo video sempre la #0766TR alla 43esima edizione della Targa Florio nel '59 , equipaggio Hill/Gendebien con il n°152 .

La #2417GT oggi si presenta esattamente come in origine.

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